Il libro pubblicato dalla casa editrice Piemme, scritto secondo una modalità autobiografica, è il primo romanzo di Khaled Hosseini, scrittore e medico statunitense di origine afghana e nato a Kabul, che, proprio grazie ed esso, è diventato noto in tutto il mondo.
Lo scrittore intreccia le vicende del protagonista Amir con gli accadimenti tragici dell’Afghanistan dell’ultimo trentennio del secolo scorso che iniziano con la deposizione del regnante Mohammed Nadir Shah e la nascita della Repubblica, la successiva occupazione dell’esercito russo ed il definitivo tracollo del regime talebano in una spirale di violenza ed orrore crescente ed inarrestabile.
Il libro si articola attorno alla vita di Amir un bambino che vive a Kabul con il padre Baba e due domestici hazara di nome Ali e il figlio Hassan. I rapporti emotivi risultano essere molto complessi fin dall’inizio della storia: la sensazione di inadeguatezza di Amir nei confronti dell’amico fraterno Hassan, il rapporto problematico con il padre Baba di cui cerca le attenzioni e la considerazione, il senso di colpa che ricorrerà lungo tutta la narrazione esploderanno irrimediabilmente a seguito degli eventi che si svolgeranno all’interno di uno squallido vicolo ed incrinerà per sempre gli equilibri tra i protagonisti.
Le vite dei “sultani di Kabul”, il soprannome che i protagonisti si sono dati suggellando la loro amicizia, incidendolo sulla corteccia di un albero di melograno, si separeranno per sempre per volontà di Amir, schiacciato giorno dopo giorno sempre di più dal peso della sua coscienza dopo la vittoria gloriosa alla tradizionale caccia degli aquiloni momento in cui l’amico Hassan viene aggredito brutalmente da Assef ed i suoi amici.
A seguito dell’occupazione russa Amir e Baba fuggono dall’afghanistan per giungere negli Stati Uniti e tra le amarezze della difficile vita da immigrati si consolida finalmente il rapporto tra padre e figlio. Anche se la presenza e la forza interiore di Baba, riconosciute e tributate da tutta la comunità afghana, vengono percepite da Amir con molta sofferenza è indiscutibile l’amore che quest’ultimo prova per il padre che non smetterà mai di sostenerlo.
Amir con il tempo riesce ad affermarsi come scrittore, si sposa e perde il padre a causa di un tumore che non gli lascerà scampo. Purtroppo la vita matrimoniale non produce frutto nonostante il ricorso ad un medico specializzato in problemi della fertilità.
L’ultima parte del libro sarà cruciale per la vita di Amir che ritornerà a Kabul per salvare la vita del figlio di Hassan, ucciso insieme alla moglie dai Talebani, dove scoprirà finalmente una terribile verità celata ….. Durante questa azione disperata riuscirà finalmente a chiudere il conto con il suo passato ed il senso di colpa trovando il suo riscatto personale nel piccolo Sohrab che porterà negli Stati Uniti sottraendolo alle azioni morbose di Assef che rincontrà nelle vesti di un capo talebano.
Il cacciatore di aquiloni è un libro ricco di tematiche emozionanti, costruito attorno ai temi dell’amicizia, del senso di colpa, della vigliaccheria, del coraggio e del dolore, sullo sfondo di un Paese, l’Afghanistan, straziato dalla guerra. Traspare continuamente una rara fierezza e dignità anche nella tragedia dove i protagonisti, anche se afflitti e martoriati, mantengono una loro compostezza senza abbandonarsi alla disperazione.
Coinvolgente, emozionante, a tratti commovente: ci porta a conoscere verità nascoste della storia afgana, ci accompagna alla scoperta di una cultura che incuriosisce e sconvolge allo stesso tempo. Quello sullo sfondo è un paese impotente, che assiste al suo annientamento – ad opera dei sovietici prima e dei talebani poi – e che l’autore cerca di ricostruire toccando delicatamente i tasti della memoria.
Una storia che insegna che non è mai troppo tardi, che si può tornare indietro e ottenere il perdono, innanzitutto quello di noi stessi, ma che ricorda anche come alcuni atteggiamenti dei padri finiscano per segnare la vita dei figli.
Una lettura che consiglio fortemente e dalla quale è stata tratta una trasposizione cinematografica fedele ma non esaustiva.